Hot summer nights (2017)
A parte TimmyT il film è un po' una cagata in termini di trama, ma piacevole da guardare per la regia, il montaggio e, se si vuole, il twist finale. La storia si svolge nell'arco di un'estate in una località balneare vicino Boston, dove Daniel (TC) decide di iniziare a vendere maria. Direi che il messaggio è che la droga fa male. Il cast è composto da tutta una serie di giovani attori emergenti ed è piacevole vederli recitare adesso, prima che inizino a fare film a alto badget e allora la loro recitazione sarà secondaria alle scenografie e effetti speciale. Sarà che ho passato gli ultimi anni a guardare blockbusters e non n'ho più, ma il cinema indie è al top della mia classifica attuale, come dimostreranno tutte le pellicole del 2016 che ho scelto.
Miss Stevens (2016)
Carinoooo. Una prof di inglese porta tre ragazzi a una competizione di recitazione, e, nell'arco di un weekend, i ruoli si mescolano e ognuno si apre e si capisce un po' di più. Delicato ed elegante, tocca temi profondi come la solitudine, gli irrisolti e la tristezza. E l'importanza di avere qualcuno che si cura di noi. Un altro pezzo di recitazione magistrale di Timothee Chalamet, mi sa l'ultimo per adesso, finchè almeno non trovo il coraggio di andare a vedere "Beautiful Boy". È su Netflix. È corto. Guardatelo.
Paris can wait (2017)
Due tipi, un francese e la moglie di un suo collega, viaggiano in macchina da Cannes verso Parigi, fermandosi ogni due minuti a godersi la strada, il cibo costoso e gli alberghi di lusso. Insomma una tortura. Romantica descrizione del clichè dell'Americana frettolosa e il Francese che si sa godere la vita, manda forte e chiaro il messaggio che quello che importa non è la destinazione ma la strada fatta per arrivarci. Solo che il messaggio lo sappiano già tutti (il casino è attuarlo) e il film è palloso dopo la prima mezz'ora.
Hidden Figures (2017)
"there is no protocol for women attending" "there is no protocol for man circirculating the Earth either, sir"
La storia di tre donne afroamericane alla NASA: Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) and Mary Jackson (Janelle Monáe) che lavorano dietro le quinte per i calcoli necessari al lancio dell'astronauta John Glenn (Glen Powell) in orbita. Meraviglioso. Un'altra pellicola a cui ho pensato per giorni, questa volta non sul piano personale, ma su quello, che mi è altrettanto caro, dei diritti umani e delle donne, del diritto all'uguaglianza e riconoscimento del lavoro svolto. E, come valore aggiunto, la NASA è sempre la NASA ed è a mezz'ora da casa mia. Ci vado in bici, a volte.
Se il cinema è uno specchio dei tempi, e i tempi sono quelli che sappiamo, gongoliamoci nella speranza che questa generazione di leader se ne vada alla svelta e lasci spazio all'audience di questi film.